lunedì 14 dicembre 2009

TRE (racconto rosso)



Giornata troppo piena. Giornata troppo stanca. Giornata …troppo. Una stanza d’albergo e voglia di..e voglia di nulla.
Abitudine, caso, ricerca, le dita scorrono sulla tastiera e cercano. Non sanno cosa. Guarda…un blog di scrittura. Di scrittori in erba. Di chi si vuole raccontare. Di chi si vuole inventare.
Una storia, fra le altre. Una storia. ….ma è la mia! No non è la mia. Non ci sono. E’ la mia che non mi appartiene più. Non ci sono. Storia comune. Storia di tanti. Storia che si ripete. No. Non è la mia!
Poi un messaggio. Rispondo. Un altro. Rispondo. Caso, casualità, l’autore della storia. Non è la mia! Città, età. Interesse. Attraverso la tastiera scorrono lenti i pensieri, rapide le parole della chat. Esperienze, brandelli. Vissuto in gocce.
Non voglio addormentarmi. Mi hanno rubato i sogni! Non possono averli rubati sono lì. Lo so ogni notte e sempre diversi. Ma sono invisibili!!!! Cerco un sogno “lucido” sullo schermo? Per carità! Voglio solo ricordarmi i “miei” sogni. Questa notte ci riprovo!
Di nuovo sera, il giorno porta tante cose, la sera….ri-cerco, ri-trovo… il “contatto”. Elementi noti. Affinità casuali?...devo superare la mia difficoltà a chiedere, curiosa, di vite di altri senza volto. Solo che il volto mi si costruisce! Prima per intuizione, poi sempre più chiaro, poi sempre più noto, poi ne vedo i dettagli, ne riconosco le pieghe, lo “scorro” ipovedente sfiorando i tasti….
Ormai non ci sono dubbi ….è Dino. Ci vuole fortuna! Continuo, scrivo, chiedo, rapida, per impedirmi di pensare, per cercare di capire, ma cosa?
Chiedo, …chiedo di me! Chiedo a lui della “mia” storia! Chiedo di me! Chiedo dell’altra, di chi E’ STATA dopo di me. Di sua moglie. Ex precisa. Quante ex.
Posso far cadere la linea, banalmente portare il cursore sulla X e click! Troppo banale. Posso dirgli: “Dino chiudiamola qui…sono Alba!”, nel frattempo..albeggia. Questa notte sogno ti catturerò per ricordarti domani.

Dino, svegliandosi quella mattina si rese conto di trovarsi come sempre nella sua città, nel suo letto e che a Roma non c’era andato da molti mesi. L’incontro con la misteriosa compagna di penna del suo blog non c’era stato.
Non sapeva ancora chi fosse quella donna, che gli rifilava critiche pungenti ai post, con la sottigliezza di un critico letterario.
Però qualcosa continuava a “firriargli" nella testa, come avrebbe detto Camilleri.
La sera, anzi la notte prima, avevano scritto per due ore nel canale della messaggeria che si erano aperti sul web per l’occasione. Ora capiva che il sogno era dovuto a quello scambio di battute. Sin dalla prima volta, che lei lo aveva contattato sul blog, lui ne era rimasto insieme attratto e allarmato. Aveva scrutato i dati del profilo, e aveva trovato una serie di affinità. Ma qualcosa non funzionava. Qualcosa suonava strano.
Aveva la sensazione di essere sotto osservazione.

Ho visitato il suo blog…c’è una dedica.. per me!?...apro la posta….un messaggio! Il cuore batte, l’emozione dilaga. Pensavo non potesse PIU’ accadere. Pensavo mi si fosse atrofizzato il cuore e che le emozioni fossero tutte, sempre, talmente decantate da…non emozionare.
Ma non è per me! Non è la mia storia!E’ tutto per un’altra! Quella sono io, ma non è la mia storia! Gelosia che lacera il cuore, invidia verso l’altra me! Non posso stare a “guardare” questa storia. Devo andar via!
Ma, questa sera,….un attimo…un attimo ancora…voglio vivere il sogno. Sogno lucido. Attendo un sogno vero…consolatore!

Violando tutte le norme di prudenza comportamentale minima, delle chat, le aveva dato, praticamente subito, tutti i suoi dati, reali. Lei, invece, negava qualsiasi accenno a possibilità di farsi identificare. Questa disparità, di comportamento, non sembrava dovuta alla normale reticenza a mischiare reale e virtuale, ma nascondere qualcos’altro. Poi, pian piano, quasi fossero tante piccole lucine led, una serie di piccoli indizi avevano incominciato ad allarmarlo. In questi ultimi giorni, ogni due righe che si scrivevano, compariva un riferimento, che faceva suonare nella sua testa un campanello. Qualche sera prima, tra luci e suoni nella sua testa sembrava di essere al concerto dei Pink Floid a Pompei. Un riferimento al film di Tornatore che pochi conoscono, al libro, meno famoso di Marquez. E che dire del nome che gli aveva dato? Siamo tutti schedati su internet, e quindi era bastato andarlo a cercare su Google, e caso strano a quel nome corrispondevano migliaia di link che facevano riferimento ad una persona, che non aveva foto, e che era presente come esponente di una ditta che organizzava eventi culturali. Quando le aveva chiesto notizie su quell’impresa lei aveva scritto che non lavorava più per loro da tempo. Ma i file su Google dicevano di cose in corso o programmate a breve dove compariva, quel nome. Un concerto di campanelli. Un’altra mitragliata di “Sons et Lumiéres” era esplosa, nel cervello, quando aveva dimostrato di essere ferratissima sui miti di “Lilith”, la prima donna, e sui massaggi “Thai”, e sulla cucina raffinata, per esempio sul riso nero Venere. Chi gli veniva in mente, quando pensava a tutte queste cose? Le scrisse un messaggio in cui le proponeva di collaborare alla stesura del suo prossimo racconto. Avevano in mente lo stesso finale “a sorpresa”. Che minchia di sorpresa era se la pensavano uguale già in due su due? Allora le scrisse il numero del suo cellulare, contravvenendo a tutte le regole dei contatti in rete. La risposta fu che non poteva telefonargli.
Stamani un pensiero al risveglio. Anzi due. Decisamente troppi per chi ha bisogno di tempo per prendere i contatti con il mondo. “Accendo il computer! Chissà se…” immediatamente dopo “hai bisogno di un <>…una revisione di testa…chiama l’analista e prenota almeno una seduta…al giorno”.
E con questa “botta” di razionalità e con la ferma intenzione di “provvedere” al tagliando la giornata è trascorsa.
La sera “Lei” ha preso il sopravvento. Devo ricordarmi di “legarla”! Questa incomincia a fare casini…troppi! Ritrovo Dino, mi lascio trasportare da una conversazione che pur singhiozzante per il mezzo mi cattura. No la cattura (lei la fortunata, la destinataria delle attenzioni). Ma non è la mia storia!
Momento temuto…e ora? Compro una scheda nuova penso, lei pensa ovviamente non pensando alla “voce”. No lei non pensa! Non pensa lei è felice. Io soffrirò. Cosa gli racconto…che sono muta? Devo perdermi , dissolvermi nella rete….come farò senza di lui?
Rialbeggia…questa volta non vorrei andare via, non vorrei salutarlo, può, deve, essere l’ultima volta. Mi sto facendo del male. Questa non è la mia storia! Questo non è un film, non è “Seta”, non è “L’amore al tempo del colera”. Questa è la vita….ma non potrebbe essere un sogno? Non voglio svegliarmi.

Il cervello fece un botto. Ebbe la certezza che si conoscevano, davvero, e lei non poteva chiamarlo perché ne avrebbe riconosciuto la voce.
Cazzo!
Ma certo, tutti quei dettagli, quella affinità, era Lei, il suo primo vecchio, mai sopito amore. Era Lei che lo aveva cercato, e trovato sul blog, si sentì lusingato.
Fece ancora finta per un po di sere di non aver capito, giocò come il personaggio della moglie in “Seta” di Baricco, ma in realtà avvertiva una specie di disagio.
Avrebbe voluto tessere quella ricostruzione, ma si sentiva osservato con l’inganno, come al centro del mirino del fucile di precisione di un bracconiere. Quella sera, quando si ritrovarono su MSN la salutò col suo vero nome, e al suo ciao, di risposta, chiuse il collegamento e non tornò più in linea.
Non gli piaceva sentirsi preda, non era mai stato cacciatore, ma non voleva sentirsi preda.
Prese il telefono e l’invitò a cena.

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