giovedì 13 maggio 2010

Lo Scoop



La Parola e l’immagine: Lo Scoop
Il telefono di casa incominciò a squillare e Dino dovette lasciare sul divano, sbuffando, il nuovo libro “Il colore del sole” di Camilleri che aveva incominciato a leggere. Pochi conoscevano il suo numero e quindi doveva andare a sentire chi fosse.
Era il suo amico, quello che tutti chiamavano “il Grande Narratore”.
-       Dino ti devo vedere ho una cosa urgente di cui devo parlarti di persona.
-       Ok, ci vediamo al bar della Feltrinelli tra un’ora? Di che si tratta?
-       Ok tra un’ora, non posso dirti per telefono.
Quando GN chiamava Dino sapeva che si trattava di cose serie e mai si negava. Erano amici dai tempi del liceo e avevano diviso quasi ogni momento della loro vita.
Lasciata la macchina al parcheggio di scambio, aspettò solo pochi minuti la navetta per il centro, e in un quarto d’ora dopo aver percorso con la solita aria da turista nella propria città, due isolati, arrivò alle porte scorrevoli d’ingresso alla Feltrinelli. Salì al primo piano e a un tavolino del bar vide GN già seduto col suo caffè ristretto e il bicchiere d’acqua liscia davanti a sé.
-       Allora che succede?
-       Buon giorno, nulla di grave ma, dobbiamo andare a Roma.
-       Roma? E perché?
-       Dino dobbiamo capire cosa c’è dietro un quadro.
-       E che centro io col didietro dei quadri? Faccio il medico, non il pittore o il gallerista.
-       E' un quadro di Caravaggio, anzi forse no.
-       Di Caravaggio? Di quelli della mostra alle Scuderie? E noi che centriamo?
-       La mostra la sta curando Luisa, lo sai, e mi ha detto che su uno dei quadri c’è un problema. Hai presente “l’estasi della Maddalena”? Bene, ci sono dubbi sull’attribuzione a Caravaggio di quella tela.
-       Va bene, a me piace tanto Caravaggio, passo da San Luigi dei Francesi, ogni volta che vado a Roma, ma non sono Sgarbi.
-       Dino, lo so, ma Luisa vuole una mano.
Ci vollero altri tre minuti netti a Dino, per farsi convincere a prendere l’aereo delle undici del giorno dopo, destinazione Fiumicino.
-       Ciao Luisa, come stai?
-       Benissimo, Dino, ma sono agitatissima, ho già spiegato a GN che, forse, sto per fare uno scoop. Andiamo in mostra.
Appena entrarono nella prima grande sala, videro gli operai che tiravano fuori dalle strutture d’imballaggio dei grandi quadri, che sembravano rifulgere, improvvisamente come un sole che all’alba si fa largo tra le nuvole dell’orizzonte, per illuminare una nuova giornata.
Da un’intelaiatura di robuste assi di legno emerse magicamente l’immagine di un ragazzo che piegato in avanti, raddoppiava la sua immagine su una superficie lucida. Il suo volto, la camicia e il ginocchio, illuminavano uno sfondo altrimenti nero.
Dino restò per un lungo attimo, senza fiato davanti a quell’immagine improvvisa. Il “Narciso”. Forse proprio il suo preferito, se ce ne fosse uno, dei quadri di Caravaggio, era dal vero, lì a pochi centimetri dai suoi occhi e dal suo cervello inebetito dalla sorpresa.
La febbre mi sta divorando e il cerusico continua a praticare incisioni ai polsi per scacciare la terzana che mi affligge ormai da giorni, da quando sono sbarcato a Palo, tra Civitavecchia e la foce del Tevere, il 10 luglio 1610. Un incubo infestato di zanzare, e dal capitano della fortezza che mi trattiene per accertamenti, avendo riconosciuto in me il ricercato papale per l’omicidio di Ranuccio Tomassoni da Terni il 28 maggio del 1606. Il pensiero è però sempre per la feluca che doveva portarmi a Roma, coi quadri, due San Giovanni Battista e una Maddalena, da dare al Cardinale Scipione Borghese, che dovevano servire a ottenere il perdono del Papa. A piedi, senza mezzi e con la malaria sono arrivato a Porto Ercole e lì, mi hanno portato all’Ospedale di Santa Maria Ausiliatrice. Qui sto morendo, il 18 luglio. Questa volta neanche Donna Costanza mi potrà salvare.
Da un altro imballo esce quella donna distesa lungo la diagonale, la “Maddalena” quella fatta per la sua grande ala protettiva Costanza Colonna. Una tela atipica, diversa da tutti i suoi quadri. Più sintetica, accennata. Più moderna della sua modernità. Dino si sente ubriacare dallo sbocciare di quelle luci, che squarciano i bui misteri caravaggeschi.
L’emozione di questo contatto ravvicinato, privato e personale, gli tolse il respiro. Gli sembrava di essere risucchiato nella bottega del Merisi.
Quando finirò questo San Girolamo, il Cardinale, sarà ben contento di avermi liberato dal notaio Pasqualone, che voleva sposare Lena, la mia “Madonna dei Pellegrini”. A piazza Navona gli ho fatto vedere chi sono, anche se, poi, son dovuto scappare a Genova.
-       Sono convinto che qualcosa ci potranno chiarire gli archivi del Banco Herrera & Costa o di Mondragone.
-       GN, perché lì?
-       Perché attraverso quella banca i Colonna hanno coperto le spese per i quadri di Caravaggio dopo la fuga da Roma, e perché il duca di Mondragone era il cognato di Costanza Colonna.
-       Non potremmo cercare su internet?
-       Dino, se qualcuno avesse trovato un documento simile lo saprebbero tutti altro che Wikipedia.
-       D’accordo, andiamo.
Qualche giorno dopo Dino compose il numero del cellulare di Luisa.
-       Sai cosa abbiamo trovato?
-       Dimmi.
-       Nei registri della Collegiata di Sant’Erasmo: “A li 18 luglio 1609 nel’ospitale di Santa Maria Ausilliatrice/ morse Michel angelo Merisi da Caravaggio, dipintore/ per malattia”.
-       Sì questo lo conosco.
-       Sicuramente conosci anche la registrazione del battesimo di Caravaggio a Milano.
-       Certo.
-       Ma questo non lo conosci. Lettera a Costanza Colonna, Napoli: “… Nel carico della feluca trovavansi a Voi destinati li quadri di Michel angelo, rappresentanti un Santo Giovanni giovine et uno bambino, et una Maddalena … Vostro devotissimo Diodato Gentile”. Questo, credo ci confermi l’attribuzione. Anche la Maddalena è di Caravaggio, probabilmente irrisolta, ma non di Manfredi.
-       Dino tu e GN dovete venire alla conferenza stampa dell’inaugurazione, vi farò mostrare i documenti dopo che parla l’ex sottosegretario, faremo un botto che forse lo farà sparire per sempre dai talk-show e dagli spot pubblicitari.